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Tutto quello che avresti voluto sapere sui bounce

MASSIMILIANO CHIUCCHIU
Tutto quello che avresti voluto sapere sui bounce
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Hai tutta la nostra comprensione. All’Università non eri stato avvisato di ciò che sarebbe accaduto quando, passata la sbronza post laurea, ti saresti catapultato in un ufficio a pianificare, creare e gestire campagne email.

Eccoti quindi ad avere a che fare con le emozioni che solo l’invio massivo di email può regalarti.

Una volta cliccato il pulsante “invia campagna” e smaltita l’adrenalina accumulata con una bella doccia fredda è già tempo di tornare in prima linea, perché proprio a questo punto il gioco si fa duro.

Si, è il momento dell’analisi. Indossa quindi gli occhialoni da nerd e preparati a gestire i risultati del tuo invio. Un mix di registrazioni, acquisti, complimenti ma anche (e soprattutto) reclami, cancellazioni e un sacco di messaggi provenienti da un certo Sig. Daemon. Mailer Daemon.

Benvenuto nel mondo dei bounce. E adesso?

Niente panico, o forse sì. Ogni bounce che ricevi è una notifica che ti informa che, per una determinata ragione un messaggio non ha potuto raggiungere il destinatario e questo, in un modo o nell’altro, impatta sulla reputazione del tuo dominio e dei tuoi IP.

I bounce si distinguono in Soft e Hard. Un po’ come il porno (avrei potuto usare metafore più professionali ma almeno per qualche secondo ho richiamato tutta la tua attenzione).

I soft si riferiscono a messaggi non consegnati per problemi inerenti:

  • La reputazione di sender domain e IP
  • La temporanea indisponibilità tecnica del mail server destinatario
  • Gli invii a destinatari con mailbox piena
  • Messaggi troppo “pesanti”
  • Messaggi contenenti parole chiave “spammose” nel contenuto (anche e soprattutto nell’oggetto) o codice malevolo. E comunque HTML non correttamente generato.

L’inbox del tuo destinatario è come un locale che non ti fa entrare perché non rispetti il dress code della serata. Lo staff della sicurezza vuole mantenere un certo tipo di qualità e se ti vieta l’ingresso, sembra che tu non ne sia all’altezza.

Ma perché succede?

Se la reputazione del dominio di invio o del tuo IP è bassa è tutta colpa, o merito, dei maggiori ISP (Gmail, Yahoo, Microsoft, ecc…), quindi molto probabilmente le tue precedenti campagne o anche quella che hai appena inviato hanno generato un alto tasso di reclami (utenti che cliccano sul pulsante “segnala come spam” nella loro webmail o direttamente nel loro client di posta). Questo è considerato l’indicatore più importante per fare in modo che gli ISP scelgano in quale girone infernale collocarti. In verità, gli indicatori sono molteplici, come ad esempio il numero di spam trap colpite o i messaggi ignorati. Ovvero, quelli cancellati senza nemmeno essere letti.

I soft bounce differiscono dagli hard in quanto fanno riferimento a una problematica “temporanea”. Sono facilmente riconoscibili perchè il messaggio di errore è spesso preceduto da un numero di tre cifre che inizia con il 4.

Come guarire dai soft bounce

Se il testo dell’errore fa riferimento a messaggi rifiutati dal server destinatario, allora abbiamo un problema di reputazione da risolvere. Normalmente è sufficiente inviare a destinatari fidelizzati, che abitualmente interagiscono con i tuoi messaggi, ossia li aprono o cliccano sugli eventuali link presenti. Questo perché gli ISP tendono a premiare i sender che si prendono cura delle relative mailing list, “ripulendole” dagli utenti che non mostrano più interesse in quelle comunicazioni.

L’operazione di pulizia liste è consigliata anche nel caso in cui tu riceva errori di mailbox piena.

Se il bounce è dovuto a problema tecnico del server destinatario, di solito è sufficiente attendere qualche ora e ritentare l’invio.

Inviare massivamente messaggi contenenti allegati (e comunque più pesanti di 1MB) dovrebbe essere punito con la reclusione. Impegna molto (e inutilmente) sia il tuo server SMTP che il mailserver del destinatario che deve scaricarselo in più tempo. Per questo motivo gli ISP sono un po’ allergici a questa pratica e rifiutano di buon grado il sesso messaggio.

Inutile che fai finta di niente. So che l’hai letta, la parola intrusa nella frase precedente era indirizzata al tuo subconscio, per tenerlo sul pezzo ancora un po’ perché ora stiamo per parlare degli hard bounce.

Gli hardbounce sono invece delle notifiche permanenti di mancato recapito, sempre relative all’indisponibilità della casella email destinataria. Un po’ come quando rompi con la fidanzata e inizi a scrivere messaggi ai tuoi vecchi amici che però, nel frattempo, hanno cambiato numero. Le amicizie vanno coltivate, quindi se non l’hai fatto meriti tutti gli hard bounce del mondo.
Questa regola funziona anche con i tuoi iscritti: se non mantieni le tue mailing list pulite o aggiornate rischi di trovarti senza destinatari.

Ma gli hard bounce possono anche essere frutto di un’errata trascrizione da un modulo cartaceo raccolto in un punto vendita, un utente impacciato che non scrive correttamente il suo indirizzo email in fase di registrazione (e la tua procedura di registrazione non include il double opt-in).
Ad ogni modo, se vedi un messaggio di errore con un numero di tre cifre che inizia per 5, la soluzione è una sola: cancella il relativo indirizzo email dalla lista. Anche perché gli hard bounce che generi vanno a scalfire la tua reputazione nei confronti degli ISP e potrebbero condizionare negativamente i tuoi prossimi invii in termini di prestazioni e inbox rate.

Per farla breve, la massima del giorno potrebbe essere qualcosa come: “Tratta la tua lista come vorresti che gli altri bulk mailer trattassero il tuo indirizzo email”. Un po’ di umiltà non guasta. Non puoi pretendere che tutti debbano per forza essere interessati ai tuoi messaggi, smetti di inviare agli utenti non interessati e punta a mantenere i nuovi e gli attivi. Solo così potrai ridurre al minimo i bounce nelle tue statistiche di invio.

Soft o hard, i tuoi bounce non passeranno mai inosservati. L’email marketing è una specie di “grande fratello” che vigila sul tuo e sul comportamento dei tuoi destinatari. I provider, che tu lo voglia o no, sanno già chi sei, da dove invii, quando lo fai, cosa invii, quali sono i tuoi destinatari e come interagiscono con le tue email. No, in realtà sanno molto di più. Ma questa è un’altra storia…

 

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